Dal romanzo Sansone e Dalila
(serve un traduttore….….)
IL RACCONTO SI SVOLGE IN SICILIA:
Stavo parlando con una mia amica, a Palermo , lei si chiamava Carmela
Ero appoggiato con un braccio ad un muro di una parete esterna di un vecchio museo, il braccio era sopra la mia testa, quasi a proteggere la ragazza con la quale stavo parlando, ( ovviamente era piu’ bassa di me ).
L’argomento era banale e la ragazza a volte rideva e mi dava piccoli colpetti sullo stomaco.
In quel mentre passa un ragazzo, sicuramente conoscente della ragazza e si mette a chiamare i genitori : viniti ca, acchianate, Carmela e’ con uno fetuso che la copre, minghia…viniti; !!!!!
Arrivano i genitori si avvicinano e : che facite con la mia figghia ”?, come vi permettite, se volite o fidanzamento co mia dovete trasire a la casa pe parlare!! Intanto arrivano altri parenti e si avvicinano anch’essi, parlano con me e domandano : venite da o continente ? vostra matre e’ onesta ?
Quanti piccioli raccattate o’ mese, … poi rivolti alla madre : minchia, Assunta , o’ picciotto è beddu, veramente, nun c’è un amico ?.
Io cominciavo a innervosirmi , il gruppo di persone si era ingrossato, dico a Carmela: scusa ma mi sono stancato, io vado, poi ti telefono…tolgo il braccio dalla parete e mi allontano…dopo alcuni secondi la parete del vecchio museo crolla e, il gruppetto dei parenti…!!!!
Non mi ricordo se ci sono stati dei superstiti.